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A proposito dell' artista

Enrico Tomassi è nato a Monte Castello di Vibio nel 1948, vive a Terni.

Fin da piccolo interessato all’arte pittorica, la coltivò in silenzio eppure senza mai abbandonarla.

Molto intraprendente e determinato nel 1990 fondò assieme ad altri tre artisti il movimento pittorico degli Introspettici (regolarmente registrato con atto notarile e pubblicato nei registri pubblici) fino a giungere oggi all’Astrattismo Informale. Costante della pittura di Enrico Tomassi è il dipingere sempre cosa nasce da una profonda introspezione perché – a detta di molti critici – il suo gesto creativo è soprattutto espressione del bisogno di protestare contro l’evidenza transitoria della condizione umana, esso infatti vuole esprimere e magistralmente comunica  nelle sue opere una forza prorompente che si oppone a tutto ciò che appare effimero, che però deve essere vissuto proprio in quanto di breve durata. Il cercare di recuperare e far emergere il vissuto emozionale attraverso immagini suggestive è la base del pensiero degli Introspettici.  Immagini a volte satiriche, altre volte simboliche ed altre volte ancora cruente o enigmatiche. Il fine non è quello di realizzare un bel quadro, bensì di dare corpo al complesso mondo dell’io per mezzo dell’esposizione di una stimolante ed affascinante realtà interiore.    

Dal 1984 ad oggi Enrico Tomassi ha in attivo innumerevoli mostre collettive, ben 15 mostre Personali, esponendo in molti posti tra Umbria e Roma – e vincendo diversi premi artistici. Molte sono le inserzioni che lo riguardano e le pubblicazioni delle sue opere su importanti cataloghi d’Arte.  Tra le sue esposizioni più recenti ricordiamo quella intitolata “Astrattismo Informale”, inaugurata il 9 agosto 2020 nelle sale del consiglio comunale presso il Teatro della Concordia del suo amato paese natale, Monte Castello di Vibio. All’evento è intervenuto uno dei più noti critici d’arte Italiani, Vittorio Sgarbi, il quale ha presentato l’artista settantaduenne e parlato dell’Arte Contemporanea.

Sgarbi ha sottolineato in più occasioni come <<(…) Tomassi chieda alla pittura di coadiuvarlo nell’esplorazione del suo io, fornendolo in questo senso di uno strumento di sensibilità diagnostica tutta speciale, collegato direttamente non al monitor di un computer o alla rete elettrica ma alle corde del cuore>>. E poi il professore ha continuato <<Tomassi perlustra ed ispeziona strutture primarie di arcane suggestioni, campi in cui gli elementi coinvolti nella dialettica fra segno e colore vanno alla ricerca di un ordine inedito e individuato sperimentalmente al di fuori di ogni regola canonica. Cosa trova, cosa può trovare Tomassi nei suoi viaggi pittorici cercando il proprio recondito interiore?>>.

Enrico Tomassi nell’esplorazione della propria interiorità sia in quanto Introspettico prima, che Astrattista Informale adesso, non può che tentare e forse riuscire nella più straordinaria e sorprendente delle avventure: conoscere se stesso e far conoscere lo sviluppo della propria disposizione psicologica giacché se ne deriva che è per lui impossibile calcolare l’infinita grandezza della terra se non riesci nemmeno a calcolare il fango scarso del tuo corpo. Un io quello di Enrico Tomassi che è quindi consapevole di come tutto terminerà un giorno, il giorno in cui non esisterà più alcun barlume di energia interiore ad essere disponibile nello spazio come altresì e specialmente in noi stessi.

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