A proposito dell' artista
Claudia Salvadori nasce a Denno, in provincia di Trento, un piccolo paese che non la distrae dal suo percorso di ricerca e di sviluppo di una sperimentazione nella pittura che, nel 2009, diventa materica con l’uso di olio e acrilico. Non solo. Procede anche per tecniche miste aggiungendo ai suoi pigmenti segatura di legni e cenere impalpabile della loro combustione, carbone da cui trae la fuliggine, e quanto - come elementi naturali - raggruma nel recupero dai boschi e nei torrenti del suo Trentino.
Claudia fin da ragazza s’appassiona al disegno e all’arte in genere e frequenta corsi di disegno dal vero, di pittura, di scultura del legno e modellazione della creta. Ad attrarla è la bellezza nelle sue consonanze fondate sull’armonia e mantiene l’interesse per il figurativo in opere in cui prevale il volto in primo piano. Esplodono, così, rossi e neri, ocra e grigi, blu cobalto che mischia a sabbie raccolte nei torrenti del suo Trentino, e amplia i formati di tele che raggiungono notevoli dimensioni per dare spazio alla sua creatività, in “un’arte che trova la sua forza nella ritrattistica femminile e nella trasformazione di quanto si percepisce come fisico, materico in un concetto astratto”. Tanto che, argomenta il direttore di “Spoleto Arte”, Salvo Nugnes, “le donne raffigurate appaiono intoccabili, immerse nei loro pensieri”. Nel tempo in cui “i canoni e gli stereotipi femminili da rivista di moda patinata, diventano impuri …”, spiega Silvia Arfelli, e “predilige le gamme bruciate, marroni e muschiate, i pigmenti terrosi che lampi di colore accendono improvvisamente”, tant’è che “i rimandi si rincorrono da un’opera all’altra, in una continuità stilistica che emerge nella progettualità differenziata, nella versatilità del gesto, nella varietà degli elementi (…)”. Sono sguardi fieri, occhi come specchi dell’anima, che non mancano in suoi cicli pittorici precedenti, come per “Il male di vivere” del 2012 e “Cosmiche presenze” del 2013, in una umanità che dà un’istantanea reale della sua arte, riconosciuta nelle tante esposizioni, come proprio a Spoleto nel 2018, rassegna presentata da Vittorio Sgarbi, o all’estero nel Principato di Monaco (2014) allo “Spazio Leo Ferré”, a Parigi nel 2016 presso l’Ambasciata Italiana e nello stesso anno a Mosca al Museo di Stato Vernadsky, poi a Londra nel 2017 alla “Crypt Gallery”, e a Stoccarda (2018) all’Istituto Italiano di Cultura. Lasciando, ovunque, quel suo essere “pittrice degli occhi narranti e della materia che si aggrega e si dissolve sulle superfici pittoriche, generando frammentazioni del segno nella continuità temporale”, precisa Emiliano Spaziani. La critica, dunque, la premia e, scrive Andrea Barretta, pone “istruzioni visuali iconiche” nel declinare “singolari metamorfosi, nel comporre la vocazione del logos come germinazione di soluzioni che principiano una rilettura del vero affinché non ne sia soltanto trascrizione tautologica ma motivo epifanico”. Così, pur schiva nell’essere artista pragmatica del fare senza ribalte cercate, ecco nel 2013, a Piano di Sorrento, il premio nell’ambito della “Biennale Internazionale” di Roma, poi nel 2015 a Greccio, e l’anno dopo, sempre nella cittadina laziale, per la “Biennale del Senso e della Materia”, mentre nel 2018 a Milano in un'esposizione in memoria della nota astrofisica Margherita Hack riceveve una menzione di merito. La sua pittura non passa inosservata perché, precisa Franco Lancetti, “è fatta d’impeto e forza nella quale aggredisce le tele e nulla la spaventa, mentre “il suo fare cromatico ha un impasto più che denso, di spessore materico ma anche fatto di una ricerca infinita”, verso “quel tanto d’insoddisfazione che pervade ogni artista” qui “facilmente visibile, ma sembra stratificato …”. Arrivano inviti a mostre in molte città italiane a confermare il successo di un’artista che opta per variazioni in prospettive ideali, e simultaneamente ne analizza i temi in cui agisce e riesce - con la figurazione - ad accorciare la distanza con l’osservatore e stabilire l’eguaglianza visiva senza pretese concettuali da spiegare. Ecco, allora, una collettiva nella sua Trento nel 2013 al Palazzo della Regione cui seguiranno due personali di grande interesse nel 2018. L’anno prima è a Firenze, poi a Bologna e a Roma, solo per citarne alcune, tra cui la “Pro Biennale di Venezia” alla Scuola Grande di San Teodoro (2018), e in residenze istituzionali di notevole importanza come al Palazzo Pontificio e le Sale del Bramante a Roma, o ad Assisi nel Palazzo Comunale, a Sarnonico alle scuderie Palazzo Moremberg e ancora a Trento al Palazzo delle Albere, o all’Expo di Bari. Altrettanto di spessore la sua bibliografia intorno a queste sue presenze artistiche corredate da cataloghi editi dall’Editoriale Giorgio Mondadori, e da gallerie d’arte, con la cura di prestigiose presentazioni.