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A proposito dell' artista

Tullio Gombac è nato a Trieste, città in cui attualmente vive e lavora.

Allievo del pittore e scultore Carlo Sbisà, Tullio Gombac è stato curatore del triestino Museo Civico Revoltella e presidente del Sindacato Autonomo Pittori, Scultori ed Incisori del capoluogo della regione natale. Ricercatore ed antropologo, ha vissuto per molti anni in Africa, in Algeria ma soprattutto in Nigeria dove ha continuato la sua attività artistica, ispirato dal contatto con la foresta tropicale.Pittore friulano, ha partecipato a mostre nazionali ed internazionali ottenendo importanti riconoscimenti tra cui – per due volte consecutive – il primo premio per la grafica alla Biennale di Ibiza (Spagna). Molte sue opere si trovano oggi in numerosi musei e collezioni italiane ed estere. La rentrée espositiva di Gombac in Italia, nel maggio 2013 alla Galleria Rettori Tribbio, con la Personale “IL RITORNO ED IL RICORDO”,  avvenuta nel segno dell’etnocromatismo, una rievocazione della realtà dove vince la positività dell’esistere. Su un taccuino venivano annotati con alcuni schizzi, gli attenti studi dell’habitat africano e le sue osservazioni “sul campo” per poi passare ad una personale rielaborazione dei ricordi delle percezioni visive vissute. Impressioni di Gombac ricreate in tante varianti. Esplosioni di colori abbaglianti, nell’incendio dei rossi e dei gialli squillanti e nel profondo di azzurri e verdi iridescenti a dare anima a notturni e no  d’una bellezza incontaminata, non ancora depredata dal tempo e dall’uomo. Dipinti, quelli di Gombac, realizzati con acquerelli e tempera acrilica per immagini stratificate, dalle tinte forti in un mix di natura ed astrazione. Foreste selvagge, pulsanti e persino sospese tra luci ed ombre, tra brillante ed opaco, tra liscio e ruvido, tra armonie e disarmonie; con intensità ha dato e dà tuttavia spesso voce e corpo pure a radici, cortecce, foglie di palma, ananas, petali di fiori e riverberi di terre, pigmenti e cristalli. È, tra gli altri, il prof. Roberto Benedetti a scrivere a proposito delle opere di Tullio Gombac <<(…) Le forme sono quelle assunte dalla materia-colore (…) di una natura inafferrabile, in continuo divenire, fatta solo da istanti effimeri, proiezioni anche di conflitti simbolici. Non per niente i bianchi, traduzione neutra degli spazi aperti, talvolta appaiono dislocati in basso, metafora di una linea d’ombra sempre pronta a comprimere o a porre quantomeno in affanno la propulsione rigogliosa del bene scaturito dalla terra che è madre. (…)>>. Sulla tavolozza di tale pittore è comunque il nero ad essere il protagonista alla base dell’abile ricerca artistica, nero che non di rado attraversa ogni sfumatura con striature e graffi potenti, che acquistano tutta la forza di architetture magico-sacrali. Come affermato dalla critica, neri che sembrano squarciare i silenzi, trascrivere suoni ed evocare odori. Paiono  riprodurre rovesci temporaleschi o il volo degli uccelli sino a concorrere ad una sintesi di messaggi intuitivi a coniugare essenzialità ed immediatezza… Riscontrabili nelle sue magistrali incisioni realizzate con la tecnica dell’acquaforte, dell’acquatinta e della puntasecca ad eleggerlo eccellente punto di riferimento in tale ambito artistico.

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