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In arrivo la mostra "Vertigini e vibrazioni del XXI secolo" a Melpignano: tutte le vertiginose ragioni per visitarla

Pubblicato il10 Mesi fa

Con temperature che salgono vertiginosamente, ci apprestiamo a scendere la Penisola per rifugiarci in un’oasi di bellezza, storia e cultura dal 4 al 24 agosto 2023.

A Palazzo Marchesale Castriota di Melpignano, in provincia di Lecce, inaugureremo la mostra “Vertigini e vibrazioni del XXI secolo”. Presentata dal sindaco di Melpignano Valentina Avantaggiato, dalla direttrice di Patty’s Art Gallery Patrizia Stefani, dallo scrittore Ferdinando Scavran e dal cultore del tarantismo e del territorio, il professore e filosofo Paolo Protopapa assieme alla professoressa e filosofa Anna Stomeo, la rassegna vedrà il contributo dell’attore Gabriele Bernardi e della musicista e cantante jazz Dionisia Cassiano.

Mostra Vertigini e vibrazioni del XXI secolo a Melpignano

Con il patrocinio del comune di Melpignano e della provincia di Lecce – Salento d’Amare, l’esposizione si insedia in un contesto artistico, culturale, musicale vivo e riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Ecco perché, se avete già prenotato le vacanze in Puglia o ci state ancora pensando, dovreste inserire in agenda quest’imperdibile appuntamento.

Il contesto storico e locale: Melpignano, borgo di tradizioni e culla di culture

 

Fortemente voluta, la mostra intende mettere in luce il profondo legame tuttora esistente tra il mondo antico e quello attuale. Un legame culturale, sedimentato dalla tradizione e nutrito dal genio artistico, condiviso dal pubblico. La mostra ha trovato a Melpignano l’ambientazione perfetta: vertiginosa in tutti i sensi.

Un po’ di storia

A poco più di 25 km da Lecce, il comune di Melpignano che ospiterà la mostra “Vertigini e vibrazioni del XXI secolo” si situa nel tacco d’oro dell’Italia, il Salento, nella storica regione della Grecia Salentina. Qui si parla ancora il griko, un antico idioma di origine greca. Dopotutto, qui un tempo si era in Magna Grecia.

Colonie della Magna Grecia

Lo stesso toponimo “Melpignano” è rivelatore di questa connessione. I Greci del Peloponneso sarebbero giunti fin qui con Enotrio Arcade e avrebbero colonizzato queste terre. Secondo altre fonti, sarebbe stato invece il centurione Melpinius a fondare la città dopo l’occupazione romana dell’allora Calabria (così si chiamava il Salento all’epoca), nel 267 a.C. Melpignano sarebbe quindi la “terra di Melpinius”.

Secondo un’ipotesi mitologica, la fondazione del paese è invece legata alla musa Melpomene, il cui nome significa “festeggiare con danze e canti”. Caso o coincidenza, proprio qui si svolge ogni anno il concertone finale della Notte della Taranta, una delle più significative manifestazioni europee della cultura popolare. In questo festival itinerante, la riscoperta della musica tradizionale salentina si intreccia con altri linguaggi musicali ed espressioni artistiche durante tutto il mese di agosto.

Notte della Taranta

E affonda nel mistero dell’antichità anche la presenza di numerosissimi menhir (Età del Bronzo) nell’area, segno che l’uomo abitava questa terra già millenni fa. Un richiamo ancestrale che ammanta la città di un fascino autentico. Un’eco che viaggia sulla pietra, sulle musiche, sui dialetti, sulle consuetudini e si fa storia. Storia vorticante, che attrae e fa innalzare lo sguardo.

Il gusto pieno di una cultura antica

Dopo la colonizzazione romana, Melpignano subì la dominazione greco-bizantina. Durò cinque secoli e ne influenzò usi, costumi e lingua locale al punto che ancora oggi è possibile ritrovarli nelle tradizioni e nel folklore. Arrivarono i Normanni e poi per secoli Melpignano passò a varie famiglie feudatarie, fino a che divenne un comune autonomo nel 1837.

 

Oggi fa parte dei Borghi Autentici d’Italia e dell’Associazione Comuni Virtuosi per la gestione ecosostenibile del territorio. Impegnato nel recupero e nella valorizzazione della pizzica salentina attraverso il Festival musicale, Melpignano offre ai visitatori anche un bouquet di passioni e sapori rustici come fave e cicoria, massa e ceci o come ricchie e minchiareddhi che sussurrano “Kalòs Irtate”, “Benvenuti”.

Le curiosità che arricchiscono l’esposizione


E questa calorosa accoglienza si sente, viene trasmessa dalla pietra leccese che ricopre tutto il borgo. Di calcare tenero e compatto, dai toni caldi e dorati, questa pietra è il materiale che ha dato consistenza al barocco leccese e un volto nuovo alla Firenze del Sud.

Particolare chiesa madre di San Giorgio

Tutto attorno a Melpignano ci sono delle cave per l’estrazione della pietra gentile, con la quale sono stati costruiti numerosi edifici. Tra questi, vale la pena ricordare e visitare la chiesa madre di San Giorgio (patrono del borgo). L’edificio, a croce latina e di tre navate, risale al XVIII secolo e presenta sulla facciata il portale originale del Cinquecento con l’altorilievo del santo intento a uccidere il drago.

 

La piazza di San Giorgio, nel cuore del paese, oltre a essere delimitata della chiesa madre, dalla cappella della Madonna Assunta e dalla torre dell’orologio, presenta anche una serie di portici realizzati a scopo commerciale. Dovevano infatti ospitare il mercato che si teneva il sabato già dalla fine del XVI secolo. Scendendo invece in profondità, sempre al centro del borgo, si accede al Trappeto, il frantoio ipogeo risalente al 1600 totalmente scavato nella roccia tufacea per la molitura e la spremitura delle olive.

 

Le architetture più conosciute di Melpignano

 

Tornando a percorrere con il naso all’insù le strade di Melpignano, si arriva estasiati davanti all’ex convento degli agostiniani (dove si festeggia la Notte della Taranta). Edificato dal 1573 con annessa chiesa del Carmine, l’edificio conserva la facciata con un portale elaborato in stile barocco, il chiostro del 1644 e il pozzo.

Ex convento degli agostininiani

Avvicinandoci alla mostra “Vertigini e vibrazioni del XXI secolo”, si giunge al Palazzo Marchesale Castriota, del 1636. Nel giardino interno, si scorre una serie di finestre e logge in pietra leccese, si incontrano una fontana al centro dei viali disegnati a scacchiera, un pergolato e panche in pietra. In passato, il palazzo ospitava in passato una ricca pinacoteca (con anche dipinti del Veronese, del Domenichino, del Tintoretto, del Giaquinto), ora trasferita a Molfetta.

 

Vertigini e vibrazioni del XXI secolo: il legame della rassegna con il mito della tarantolata

 

Il primo spunto dato dalla mostra è quello delle vertigini. Una sensazione che si ritrova nel mito della tarantolata, sul quale è cresciuto lo stesso Festival musicale. Un contesto in cui la mostra si inserisce perfettamente.

Secondo infatti le credenze locali, le tarantate o tarantolate erano per lo più delle donne che erano state morse dalla “taranta”, un ragno non meglio identificato. L’effetto del morso, il primo sintomo che il veleno suscitava nelle vittime era costituito dalle vertigini, spesso seguito da rabbia o pazzia. Un generico senso di oppressione e malessere che poteva essere scacciato solo per mezzo di un “esorcismo” coreutico, musicale e cromatico. Il ritmo forsennato della musica (la pizzica e tarantella salentina), seguito dallo scatenarsi nel ballo da parte del tarantato, a cui spesso venivano legati ai polsi dei nastrini colorati chiamati zagarelle, portava alla liberazione dal veleno dell’aracne. Molti si rivolgevano quindi alle effigi dai colori vistosi di San Paolo o San Pietro.

Tarantismo

Un fenomeno, quello del tarantismo, che lascia perplessi e affascinati, e che ancora oggi è al centro di ricerche socio-culturali, ma anche storico-religiose. Ciò che ci premeva, era quel primo sintomo che coglieva i malati: le vertigini. Un capogiro che coinvolge i sensi, alterando la percezione della posizione del corpo rispetto allo spazio e viceversa. Uno spostamento involontario che suscita malessere. Una confusione che molto rivela delle problematiche e delle consapevolezze dei giorni nostri. La velocità dell’innovazione tecnologica di cui non riusciamo a tenere il passo, tutte le paure in merito all’AI, ai robot, ai bitcoin denotano il periodo di forte instabilità in cui siamo coinvolti. Questo XXI secolo è però solo confusione?

confusione xxi secolo

Il ruolo dell’arte


Con “Vertigini e vibrazioni del XXI secolo” abbiamo dato pieno potere all’artista: ricercatore tra materia, percezione e mimesi per definizione, chi meglio di lui può aiutarci a riflettere sul nostro presente e sulle sue infinite possibilità?

Questa vertigine, questo slittamento verso l’esterno per ritornare in noi, lasciandoci aiutare nel processo, è solo il primo sintomo. Sta all’osservatore poi scegliere di farsi accompagnare dalle vibrazioni per rinascere con un senso di benessere.

Fin qui abbiamo trattato di vertigini. Per le vibrazioni, vi aspettiamo nel prossimo articolo. Nel frattempo, segnatevi in agenda l’appuntamento dal 4 al 24 agosto e seguiteci sui nostri canali social per rimanere sempre aggiornati.


locandina Vertigini e vibrazioni del XXI secolo









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